Mario Cordoni, founding CEO of CFE Finance comments the Venezuelan’s crisis
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Venezuela tratta con Biden sulle sanzioni (e con Putin sulle armi)
L’Europa, vista da Caracas, è un po’ meno lontana. La grande partita ucraina, giocata su più taviku, potrebbe generare alcune esternalità latinoamericane. Pochi giorni fa il presidente russo, Vladimir Putin, ha rilanciato l’opzione di militarizzare il Venezuela e Cuba, Paesi amici, geograficamente vicini o vicinissimi al grande nemico, gli Stati Uniti. È questa la rappresaglia, non solo psicologica, contro Washington. Eppure il dialogo tra Nicolas Madura, presidente del Venezuela, e Joe Biden, tra recuperando qualche posizione: “Les sanzioni contro Caracas – è questa la proposta di Washington – potrebbero esser allentate se Maduro accettasse delle condizioni, più aperture con l’opposizione interna di Juan Guaidò, liberazione di alcuni prigionieri politici”.
Uno scacchiere politico e militare si grande complessità cui si affianca un’altra partita, stavolta finanziaria. Il Venezuela, nel novembre 2017, è entrato in default per l’undicesima volta a causa di una esposizione di 60 miliardi di dollari, un debito obbligazionario emesso dallo stesso Governo di Caracas e dalla società petrolifera statale Pdvsa.
La crisi politica del Paese, negli ultimi anni, esplicitata da un lungo braccio di ferro tra il presidente eletto Maduro e quell autoproclamato Guaidò, ha oscurato gli aspetti finanziari. I Crediti incagliati potrebbero però essere “Libertati” da una ristrutturazione del debito.
Il fondo Canaima lancia una offerta di scambio di obbligazioni sovrane venezuelane in altri strumenti finanziari, rivolta agli investitori istituzionali e professionali. È quanto si legge in una nota del veicolo lussemburghese Canaima Fund Lux che ha pubblicato il documento informativa relativo all’offerta rivolta a chi ha investito in bond venezuelani e dell’impresa petrolifera nazionale Pdvsa.
Il presidente di Camaina Capital management, Celestino Amore, spiega al Sole24Ore che l’offerta è valida fina a giugno 2022 ed è rivolta a investitori istituzionali. Si tratta di un’operazione mirata a scongiurare il rischio che si cada in una situazione simile a quella dell’Argentina e del sui default del 2001, in cui rimasto impigliati 45mila risparmiatori italiani. È pur vero che in questa situazione non vi sono risparmiatori retail, ma dopo sei anni il Tribunale di New York (riferimento finanziario per l’emissione di questo titoli) farà calare il sipario della prescrizione. Quando nel novembre 2023 i titoli scadranno.
I bond portati in adesione da parte di Sim, fondi banche e operatori specializzati saranno scambiati con notes emessi da Canaima con interesse scontato anticipatamente. Il fondo, assistito da IlliquidX, si propone di recuperare, in tutto o in parte, i verdetti derivanti dai titoli obbligazionari emessi dal governo venezuelano e Pdvsa in default, “mediante una strategia di investimento attiva che comprenderebbe, tra le varie iniziative, l’avvio di procedure pre-contenziose e contenziose finalizzate ad una massimizzazione delle prospettive di recupero”.
“I vantaggi per chi aderisca all’offerta – spiega Celestino Amore – sono multipli: spalmare i costi legali, essere rappresentate da una forza collettiva e costituire una massa critica che non sarebbe possibile da singoli operatori”. Dei 60 miliardi di dollari, un miliardo È in mano a investitori istituzionali italiani.
Quella di Canaima È un vicolo di cartolarizzazione che chiede un giudizio nel merito al Tribunale di New York.
In quadro macroflnaziario del Venezuela È complesso: oltre alla crisi sociale, l’aggravamento delle relazioni internazionali pesa come un incubo.
La cartolarizzazione potrebbe recuperare i crediti ora difficili da recuperare. Tuttavia vi sono degli ostacoli di nature politica. La prescrizione di questo debito farebbe comodo a tutti, sia al presidente Maduro, sia all’oppositore Guaidò. sia al Fondo monetario internazionale.
“Anche se – spiega Mario Cordoni, CEO e fondatore di CFE finance – la rinegoziazione del debito, per Caracas, rimane una necessità. Diversamente, con che credibilità potrà ritornare sui mercati dei capitali?” Non si allontanerebbero solo gli americani ma tutti i “musiu’ “, epiteto con cui venivano chiamati gli europei negli anni ’50 a Caracas, traduzione del “monsieur” francese.
Roberto Da Rin
Source: Il Sole 24 ORE (solamente nel giornale)
Il Sole 24 Ore – CFE Finance – Febbraio 2022